sabato 16 febbraio 2013

Le lettere nel cassetto

Se pensi a quella volta in cui hai scritto una lettera, una bella lettera sincera, una lettera d'amore. Probabilmente ti sei seduto nell'angolo più tranquillo di casa tua, hai preso la biro in mano e hai indugiato davanti al foglio di carta: scrivere di getto o fare una mala copia? Volevi iniziare con una frase ad effetto, o una battuta per strappare un sorriso all'altra persona. Ci tenevi a quella persona, l'amavi forse. 
Ora, rovistando tra i cassetti e le cose che avevi messo via insieme agli sguardi, le belle parole e gli addii, ritrovi la stessa lettera; non ti ricordi più il motivo per cui ce l'hai te e non l'hai mai consegnata al destinatario. Non importa, quelle frasi scritte a mano su un foglio di carta qualsiasi, in un tempo che non è oggi, è andato, finito chissà dove, quelle parole d'amore, d'amore sincero (forse?), non hanno più un senso per te. Che fatica riconoscersi tra quelle righe (ho davvero scritto quelle due parole?), o guardare una vecchia foto, voi due sorridenti (felici?) e chiederti se eri veramente tu quella persona che fa le smorfie davanti all'obbiettivo. 


Hai la lettera in mano, poi due, tre, quattro, cinque cartoline che tornano dal passato. Le città che vi hanno visti mano nella mano, prendere un gelato insieme, riposare sull'erba bagnata e progettare un futuro condiviso che, poveri illusi, non potevate sapere non sarebbe mai esistito. 
Cos'avete sbagliato allora? Dove era il trabocchetto? Perché nessuno vi ha detto che il desiderio di cambiarvi a vicenda celava un'oscurità che prima o poi l'avrebbe divorato tutto? 

E se invece non avete sbagliato? Dovevate conoscervi, fare un po' di strada insieme e poi svoltare, tu a destra, l'altra persona a sinistra. Quella lettera, insieme alle altre, ricevute, scritte, mandate, strappate, e le foto, ah le foto... hanno un senso nell'insieme, se provi a guardare il disegno completo e non una parte sola. A volte siamo un po' come le opere cubiste: se guardi l'occhio e il piede che stanno vicino, non riuscirai mai a cogliere il senso del dipinto. Ma poi ti allontani un attimo, quanto basta per vedere il resto della tela: il naso, la bocca e le spalle, il cavallo e la lampadina. 
Eggià, che bell'opera, pensi, un grandissimo capolavoro.

1 commento: