lunedì 14 gennaio 2013

Rondine


Stringo la rondine tra il pollice e il dito indice e per un attimo non vola. Lì, racchiusa tra le mie dita, si agita indecisa sul da farsi e, a me, fa guadagnare del tempo: per rispondere a quella domanda che mi spiazza, o guardare quegli occhi che mi cercano insistenti. Verdi, marroni, verdi.
I suoi riflessi dorati illuminano il mio viso attonito, chissà perché lei riesce ad attirare la loro attenzione, stesse parole, stessa stretta allo stomaco. Eppure, i brividi sono altri, il cuore è più vasto, più non si può.

Mi fai notare che stringo troppo la rondine, tanto non vola via, dici. Vero, ma lei mi ricorda un po’ chi sono, i chilometri fatti per arrivare a te, i viaggi di sola andata che però finivano sempre nello stesso ritorno, la rotta persa e poi ritrovata. Comprendi la paura di perdere quella libertà di partire, volare, ritornare? E se poi scopro di non essere una rondine, che ne sarà di lei? Rimarrà quel che è forse, un simbolo appeso al collo.
Un simbolo.

Stringo forte il ciondolo tra le mie dita, lo faccio girare destra-sinistra, sinistra-destra. All’improvviso, lo lascio, dondola un po’, ma la rondine resta lì, bella dorata appesa al mio collo. Chissà se simbolo o meno, non vola via nemmeno questa volta.

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